Bloodylicious: prima indossa, poi ricicla.

E’ una cosa che non si sa troppo e che ripeto spesso ai miei studenti del corso di Fashion al Poliarte di Ancona: l’industria della moda è una delle maggiori colpevoli in fatto di inquinamento globale.
A questo proposito vorrei parlarvi presto della campagna Detox di Greenpeace (in italiano qui), intanto oggi vi racconto di un piccolo esempio di come si possa, anche nel nostro piccolo, fare qualcosa.
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Un mese fa circa in Puglia ho conosciuto Francesca, una bella ragazza tutta vestita di nero e con degli occhiali fighissimi.
Lei era lì per seguire il mio workshop The Plush Factory, sul riciclo dei calzettoni ma solo dopo ho scoperto che l’argomento riuso le stava particolarmente a cuore.
Francesca infatti ha creato tempo fa Bloodylicious, un progetto sostenibile che si occupa della raccolta e della trasformazione di scarti tessili che vengono riutilizzati per la produzione di toppe di diverse forme che vengono applicate poi su tshirts.

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Francesca si rifornisce grazie agli scarti di aziende e piccoli laboratori tessili artigianali e locali che a cadenza mensile donano i loro scarti messi da parte durante la produzione.
Con il marchio Bloodylicious cerca di sensibilizzare coinvolgendo anche il cliente finale a donare o a trasformare indumenti che non utilizza più,educando la clientela verso scelte consapevoli.

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Un cuore sostenibile per un progetto dal gusto e comunicazione attuale, come la bellissima serie fotografica con gli “Happy Customers” o l’invito allo stickeraggio di strada con la campagna Spammer!

Brava, davvero, Francesca!
PS: seguite Bloodylicious qui e qui!

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