Fast Fashion | Hai visto The True Cost?

Ci ho messo tre mesi, almeno. Nonostante da tempo ho cominciato a scrivere di moda sostenibile, continuavo a rimandarne la visione: non era mai il momento giusto, avevo poco tempo, ero troppo stanca o fragile emotivamente. Poi durante le vacanze mi son detta che era tempo di relax e svago, non me la sentivo davvero di guardare nulla di impegnativo. Ma The True Cost era lì, mi guardava dalla mia lista di preferiti su Netflix ricordandomi che dovevo vederlo. Pur conoscendo o immaginandone la maggior parte del contenuto per aver lavorato per anni nel mondo della moda (ed essermene allontanata proprio per certe dinamiche), confesso, ne avevo paura. Paura che sarei stata malissimo, che dopo non sarebbe più stato lo stesso, che non avrei avuto più scuse. Alla fine però mi son seduta, ho fatto un respiro e l’ho visto.
Il risultato è: guardatelo tutti.
Fatelo vedere agli amici, agli studenti, ai figli (grandi).

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The True Cost è un film documentario sul mondo produttivo dietro le grandi catene del fast fashion, del sistema economico che vi ruota attorno e del suo impatto a livello etico, ambientale e sociale.
Con la regia del giovane Andrew Morgan, è prodotto da Livia Firth (se il cognome vi ricorda qualcosa, sì, la moglie di quel Colin), da sempre impegnata in questo ambito ed ha un taglio molto giornalistico e meno emotivo di quel che credevo, esplorando non settorialmente il problema, ma ponendo invece l’accento sul consumismo eccessivo ed indotto che ci spinge a comprare a poco prezzo cose di cui non abbiamo davvero bisogno (e che quindi butteremo a cuor leggero aumentando inquinamento e povertà) mentre ciò di cui necessitiamo davvero (casa, istruzione, servizio sanitario, ad esempio) diventano sempre più costosi ed elitari.

E’ inutile che vi addolcisca la pillola: è tosto, ma va visto. Dovete, tutti, se non altro sapere. Perchè se tanti hanno comprensibilmente scelto di diventare vegetariani o vegani perchè straziati dalle visioni degli animali allevati in batteria in condizioni terrorizzanti…io mi chiedo perchè invece accettiamo questo sistema che schiavizza donne come noi, uccide l’economia di interi paesi e usa il bisogno di lavorare per ricattare persone che passano la vita facendo la stessa cucitura 12 ore su vestiti che compriamo “perchè tanto costano poco” e che magari neanche metteremo? Lo so io perchè: perchè non sapevamo. Non immaginavamo. Pensavamo che i bassi stipendi che a noi sembrano ridicoli in “certi paesi” siano invece proporzionati al costo della vita (errore), che comunque sia lavoro se l’alternativa in “certi paesi” è la fame (errore numero due, vedete il film e capirete). Che dar in beneficenza i vestiti anzichè buttarli fosse solo una cosa positiva (errore numero tre e forse quello che mi ha scioccato di più sapere, guardando il film), che produrre più vestiti vuol dire produrre più cotone e quindi implementare anche l’agricoltura (errore numero quattro) ed aiutare quindi anche le famiglie degli agricoltori e l’economia locale (errore, tragico, numero cinque).

La verità è che tutto quello che viene comprato senza che se ne abbia bisogno, quando diventa un atteggiamento ripetuto e moltiplicato per milioni di consumatori diventa veleno, non sviluppo. Sempre per fare un parallelo col cibo, pensate a quando di carne se ne mangiava poca, si sapeva da dove veniva ed era rispettata e considerata un pasto “speciale”. Da quando si è cominciata a mangiarla tutti i giorni (parlo in generale), si è dovuto aumentarne la produzione, diminuendo i costi ed aumentando i termini di deperibilità. Conseguenze: ormoni, malattie (ricordate la Mucca Pazza?), carne piena di medicinali, coloranti, allevamenti lager. Comprarsi tshirt e camicette ogni weekend (parlo sempre in generale) per il costo irrisorio, ha portato ad equivalenti disastri. Non ci credete? ripeto, guardate il film.

Chi ha fatto i tuoi vestiti? Ad Aprile è di nuovo Fashion Revolution Day!

La mia foto per il Fashion Revolution Day 2015 – Ph: Maria Francesca Nitti

 

Non sono mai stata un’estremista in vita mia, non è partita nessuna caccia alle streghe, non possiedo nessuna verità e anzi continuo a farmi mille domande. Ognuno è libero di comportarsi come vuole, io personalmente mi sono sentita una cretina ed ora non riesco più ad avere la leggerezza di prima (che è stata da sempre relativa comunque) e  vorrei provare a cambiare atteggiamento, andare a fondo al problema, non considerare più lo shopping come un gioco. L’anno scorso avevo partecipato al Fashion Revolution Day, ad inizio di quest’ anno ho firmato questo.
Dopo aver visto il film probabilmente vi sentirete sopraffatti e impotenti, come è successo a me. Credo basti cominciare a cambiare le piccole cose, le scelte quotidiane, pensarci prima di infilare o pensato di condividere le alternative concrete che sto utilizzando da un po’, sperando di aiutarvi. Ci proviamo? Vi aspetto giovedì con la seconda parte di questo post infinito e i miei consigli davvero attuabili e low budget, voi intanto visionate e pensateci su.

PS The True Cost (in inglese, sottotitolato in italiano), lo trovate su Netflix ma anche nel negozio iTunes, addirittura a noleggio. Dai.

 

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