Insegnare il riciclo tra i banchi

Delle medie ho un ricordo orribile. Prese in giro infinite, occhiali, apparecchi, voci tremende, gruppi che comandavano e gruppi che subivano, tu che mai ti sentivi a posto ma sempre piena di difetti.Ragazzi considerati “sfigati” che poi sono diventati bellissimi, reginette della classe che ora neanche noteresti, bulletti che sembravano i re del mondo che ora passano i pomeriggi davanti al bar o che hanno risolto i loro problemi cambiando città.

Un mondo sospeso, a parte, che nulla c’entra con la realtà di quel che sarà e per fortuna. Per cui quando mi è stato chiesto di dare una serie di workshops a tema riciclo in alcune classi di seconda media della mia città, diciamo che ero un po’ preoccupata. Il progetto, dal titolo “Mr.Cittadino”, era davvero bellissimo: promosso da Csv Marche, è un percorso educativo per la promozione dei valori del volontariato, della solidarietà, dell’educazione civica, della legalità, della cittadinanza attiva e responsabile e del dono: tutto questo fatto incontrando ogni anno tantissimi studenti dai 6 ai 18 anni ma anche associazioni, per formare i nuovi volontari di domani. E’ così che tramite l’adesione di Anconambiente,  che si occupa della gestione dei servizi di igiene urbana nella provincia di Ancona e dopo una serie di incontri con alunni e insegnanti durante i quali sono stati introdotti i valori legati alla prevenzione della produzione rifiuti e al recupero sostenibile, ai ragazzi è stato chiesto di recuperare t-shirt inutilizzate, destinate a diventare rifiuti: nel corso dei workshop le avrebbero invece trasformate in bracciali, collane, portachiavi.
Con questo compito e qualche ricordo della mia esperienza alle medie non proprio piacevole, la settimana scorsa sono entrata in tre classi di seconda con la macchina da cucire piena di adesivi ed un sorriso da orecchia a orecchia, armata solo della mia granitica empatia.

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Ho sempre dato workshops per adulti e in alcuni casi per bambini, ma era la prima volta con la fascia dei preadolescenti e avevo mille dubbi.Come coinvolgerli, specie i maschi? Come farsi ascoltare quando evidentemente, il workshop per loro era principalmente un modo per saltare una lezione più impegnativa? Come far realizzare qualcosa a tutti i 20/25 ragazzini in un paio d’ore?
Mi ero preparata una strategia: dividerli in coppie in modo da dimezzarne il numero e favorendo il lavoro comune.Tutti hanno cominciando a tagliare in strisce le tshirt, alcuni avevano portato quelle appartenenti ad una vita passata da cui avevano bisogno, da perfetti dodicenni, di prendere le distanze: ho visto ragazzine fare a fette sadicamente tshirt di Hello Kitty, ragazzini distruggere magliette degli One Direction (poverini) con urla di giubilo.
Abbiamo celebrato il momento con un applauso di classe ed urla di incitamento.

IMG_5830Le ragazze si preoccupavano della precisione delle striscie, ogni forbice non tagliava mai abbastanza,c’è chi ha tirato fuori il righello e mi hanno chiamato diecimila volte per essere sicure di aver fatto le cose per bene.
I ragazzi se ne fottevano allegramente, distruggendo tshirt a caso, realizzando in due secondi fionde, legandosi fra loro e improvvisando cappelli improbabili con le maniche (giuro, uno si è scritto pure “Swag” col pennarello sopra: l’ho amato).
Io mi son messa a ridere, ho preso tutti quelli più egocentrici e abbiamo improvvisato una passerella “Moda Selvaggia P/E 2015” mentre gli altri battevano le mani.
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Poi è arrivato il momento di tirare le strisce di jersey per farle arrotolare, ovviamente sono volati pezzi di nastri ovunque, una confusione pazzesca in cui però tutti si stavano divertendo e nessuno era escluso o preso in giro. Abbiamo raccolto tutti i lacci sulla cattedra, una montagna di fili colorati, da cui ogni ragazzo ha scelto i colori per farsi il braccialetto: le ragazze cercavano i fucsia, i verdi e i gialli, i ragazzi cominciavano a dire “ma è da femmina”.
E’ bastato dirgli che i bracciali d’estate sono “proprio da fighi”, magari con i colori della squadra del cuore… sono arrivati in massa.
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Molti non avevano mai fatto una treccia (ovviamente tutti maschi), ma hanno imparato dalle loro compagne, soddisfattissimi.
Quando ho messo in funzione la macchina tutti sono venuti attorno, mi hanno raccontato che ce l’ha anche la loro nonna o zia (mai la mamma), i ragazzi mi hanno fatto mille domande su come funzionava, il pedale per loro assomigliava all’accelleratore della macchina e si sono messi in fila per tenermi abbassata la leva della retromarcia…nel frattempo mi raccontavano cosa fanno a casa, i professori più simpatici, gli idoli youtube, ho riconosciuto lo stesso “slang” e i tormentoni di mio figlio quattordicenne ed i suoi amici (LOL, trollare, FaviJ, Swag…) e dovevano proprio essersi trovati bene perchè mi hanno cantato in coro la parodia della canzone “Il Guerriero” di Mengoni a tema Rocco Siffredi sull’Isola dei Famosi, piena di doppi sensi che, non molto professionalmente forse, mi ha fatto ridere alle lacrime.

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Tutti hanno avuto il loro braccialetto, qualcuno anche due o tre, anche i ragazzi più “difficili” poi si mettevano timidamente a gironzolare attorno alla macchina da cucire. Alcune si sono fatte delle collane, i ragazzi che si davano importanza per aver già le chiavi di casa (ma ci tenevano a chiarire che le avessero perchè arrivavano a casa prima della mamma), si sono fatti coloratissimi portachiavi.Quasi tutti hanno detto di volerci riprovare a casa, qualcuno ha detto di voler chiedere alla nonna di imparare a cucire, tutti hanno detto di voler recuperare le magliette a casa (specie quella preferita del fratellino o sorellina, ovviamente).

IMG_5851Io sono uscita sotterrando definitivamente i miei fantasmi sulle medie, pensando a “Tapparella” di Elio e provando un’ enorme tenerezza per quei ragazzini, adulti abbozzati con smalti fluo sulle unghie rosicchiate.

PS: Grazie a Stefania di Anconambiente per avermi coinvolto ed alle ragazze del Csv per le belle foto.

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