LeFrac: da crafter ad artigiano digitale, storia di un percorso.

 

Se sei artigiano, sai bene quanto il percorso di crescita per passare prima da hobbista a crafter/maker ed infine ad artigiano vero e proprio sia stato difficile. Se poi si vuole fare il passaggio successivo e diventare imprenditori è fondamentale l’approccio con il digitale, che riguarda sia l’aspetto produttivo ma anche quello gestionale ed organizzativo.
A mio parere il problema maggiore attualmente è proprio quello di far fare il salto professionale a piccole e piccolissime imprese, piuttosto che far nascere nuove realtà. Quello che serve è un affiancamento di professionisti che possano guidare l’artigiano o l’impresa artigiana ad una maggiore consapevolezza prima e ad un percorso di cambiamento poi, che sia finalizzato ad una maggiore strutturazione con conseguente creazione di maggiori profitti e lavoro (come dicono spesso quelli di Etsy: “Do what you do best, outsource the rest”).
Proprio in questa ottica nasce Botteghe Digitali, progetto partito dalla volontà di Banca Ifis, banca da 30 anni focalizzata sulle piccole e medie imprese, di puntare sull’artigianato italiano di qualità (Banca Ifis è stata fra gli sponsor dell’importante mostra New Craft recentemente conclusa alla Fabbrica del Vapore di Milano, curata da Stefano Micelli, ne ho parlato quie proiettarlo nel futuro tramite il lavoro di affiancamento di 3 coach e 8 figure specializzate: ogni coach ha seguito nell’ultimo anno una realtà artigiana guidandola in un percorso di trasformazione organizzativa e produttiva che comprende marketing, gestione social media, credito, design. Quattro sono stati gli artigiani selezionati dopo una specifica call sul sito della Maker Faire un anno fa: fra tutti ho scelto di intervistare Linda Giuliani di LeFrac, perchè il suo percorso e status poteva assomigliare a quello di molte crafters del settore. Mamma di 3 bambini, abruzzese, Lidia parte proprio da Etsy per vendere le sue borse in feltro (oltre 400 all’anno per lo più in America), il suo obbiettivo ora è quello di diventare un brand riconosciuto nel mondo della moda. Questo weekend alla Maker Faire di Roma si farà il punto finale di tutto il percorso di sviluppo realizzato in un anno di tutoraggio del progettoBotteghe Digitali, io sarò lì per raccontarlo dal vivo, ma tutto il percorso dei 4 artigiani fin’ora è stato raccontato online sulla pagina Facebook Botteghe Digitali ed ultimamente con una interessante web serie su YouTube.

– Come hai pensato di creare le tue prime borse e perché proprio il feltro?
Le mie prime borse sono nate quasi per caso, perché volevo regalare alle persone care degli oggetti che in qualche modo esprimessero l’originalità del mio affetto. E’ stato un tentativo, è vero che ho sempre avuto abilità manuali ma non mi ero mai cimentata fin lì. Ho pensato a delle borse perché consentono grande libertà di creazione, potendo lavorare su forma, volume, colore. Ho pensato al feltro perché non c’è un materiale migliore per volume, morbidezza, versatilità e… colore. Devo dirti che è stata anche una sfida, perché ho sempre considerato il feltro un materiale nobile ma troppo spesso l’ho visto trattare invece come una materia povera. E realizzare degli oggetti per certi versi di “lusso” mi sembrava anche una buona idea per riabilitarlo. Fatto sta che le mie prime borse sono piaciute molto, allora ho deciso di continuare…

DSCF587513.24.27

-Quando hai aperto il tuo shop su Etsy e che esperienza puoi trarre da questa piattaforma?
Il mio approccio con Etsy è stato graduale, ho cominciato a testarlo nel 2014 soprattutto per capire quale ritorno potessi avere dal mercato. E’ dal 2015 però che mi sono lanciata concretamente in questa avventura e che ho pensato di avere un vero e proprio “negozio”. L’esperienza è stata positiva, decisamente. Etsy consente di rivolgersi a un mercato pressoché mondiale, senza richiedere importanti investimenti. Nel contempo, certo, un portale del genere rappresenta una grande palestra, perché ti “costringe” a renderti riconoscibile in mezzo ai tanti, ad impostare un rapporto costante coi tuoi clienti, a studiare sempre nuove soluzioni osservando l’andamento del tuo shop. Dunque sono soddisfatta in generale, non solo per le vendite e i feedback ricevuti.

-A che tipo di clientela ti rivolgi e dove vendi principalmente?
La mia clientela è, come immaginerai, quasi esclusivamente femminile. D’altra parte non ho sviluppato se non in minima parte una linea maschile. Immagino la mia cliente come una donna elegante, che non si affida all’appariscenza ma confida nei particolari per sedurre e comunicare il proprio stile. Una donna che voglia distinguersi, senza eccessi. Anche io credo di rientrare in questa categoria, non a caso le mie borse esprimono la loro eleganza nei particolari e, anche quando mi affido a colori accesi, lo faccio con linee semplici e una ricerca di equilibrio nei volumi.
Per quanto riguarda il mercato, quello principale è rappresentato dagli Stati Uniti, in cui vendo circa l’80% delle mie borse.

 

il_570xN.834685466_alcr

bohobag5IMG_0489

 

-Il traffico verso il tuo shop Etsy ti arriva direttamente dal portale o dall’esterno tramite la tua attività social/comunicazione?
Attualmente è quasi esclusivamente traffico che arriva dal portale. L’attività social e di comunicazione, inizialmente ti confesso un po’ trascurata, ora è più costante grazie soprattutto all’aiuto degli esperti di Botteghe Digitali, ma in questa fase il risultato è soprattutto una maggiore visibilità in Italia, dove fino a poco tempo fa ero in pratica sconosciuta.

-A cosa ti ispiri per le tue borse?
Come immaginerai, Gaia, non è semplice rispondere. Trasformo in ispirazione tutto ciò che riesco a tradurre in una forma. Credimi, può essere un fiore, la linea di un oggetto, o perché no l’emozione che mi deriva da un volto. Ho sempre osservato molto l’estetica delle cose, questo sì. Poi si tratta di riuscire a trasformare questa ispirazione in un volume, sempre tenendo a mente che una borsa è, in fin dei conti, un accessorio da usare e non semplicemente una rappresentazione. Quindi l’ispirazione è soprattutto estetica, ma la resa è anche improntata alla praticità.
Di sicuro non mi ispiro a ragionamenti legati al mercato e alle possibili vendite, ma al mio stile, confidando che molte persone possano condividerlo e possano esprimersi anche attraverso una mia borsa.

LefracAmbientatoHD-20

-Come sei entrata in contatto col progetto Botteghe Digitali?
Risposi ad una call sulla pagina Facebook della Maker Faire, che era stata segnalata all’interno di un team di Etsy. Ti confesso che inizialmente non sapevo nemmeno bene di cosa si trattasse, ma mi sono lanciata…

-In cosa è consistito questo percorso?
Come in tutti i percorsi da fare insieme, è stato necessario inizialmente conoscersi. Nel novembre 2015 ho presentato il mio progetto di impresa presso la sede di Banca IFIS ed evidentemente, nonostante Lefrac fosse davvero agli inizi, gli esperti di Botteghe Digitali hanno intravisto delle potenzialità e hanno deciso di selezionarmi, mettendomi a disposizione una coach e degli specialists su aspetti strategici per la mia attività. Da lì è partito il percorso vero e proprio, durante il quale io stessa ho potuto conoscere lo spirito genuino del progetto, che ha rappresentato un supporto reale. Individuate alcune aree di miglioramento, nel mio caso legate al brand, ad aspetti organizzativi e alla comunicazione, lo scambio è stato costante e gli input sono stati molti. Ne sono derivati cambiamenti tangibili in ognuna delle aree individuate. Se dovessi sintetizzare direi che il progetto consiste in un accompagnamento costante che chiede in cambio grande disponibilità e impegno.

-Chi sono i tutor e professionisti che ti sono stati affiancati?
Barbara Bonaventura, la mia fantastica coach, consulente e a sua volta imprenditrice. Lei ha avuto la funzione di volano e di cuscinetto, soprattutto è stata in grado di leggere la situazione e di indirizzare i cambiamenti in una direzione compatibile con la mia vita e le mie ambizioni. E poi gli specialists: Rossana Omietti, che mi ha seguito con grande sensibilità nella parte social e nella creazione del sito lefrac.com; Stefano Schiavo, che ha costruito in tempi rapidi una sorta di controllo di gestione e mi ha fornito consapevolezza delle componenti da considerare nella mia realtà di piccolissima impresa, oltre ad aiutarmi nella definizione di uno scenario futuro di crescita sostenibile; Fausto Salvador, esperto in materia fiscale, con cui il confronto è stato improntato alla piena consapevolezza della situazione attuale e alla valutazione di possibili scenari alternativi; Maximiliano Modesti, per me praticamente un idolo, che mi ha regalato la sua esperienza nel lanciare, promuovere e far crescere alcuni brand del lusso dandomi indicazioni preziosissime sulla strada da percorrere fin da subito, per evitare errori di “crescita” che potrebbero penalizzarmi.
Il tutto con la sapiente regia di Mara Di Giorgio, che con enorme empatia mi ha fatto sentire in ogni momento al centro del mondo e di Eva Vazzoler, una “macchina” organizzativa e comunicativa instancabile, piena di energia e di idee.

 

il_570xN.1091031965_89s7

-Quali sono stati i cambiamenti necessari per te più difficili da attuare e quali quelli di cui già sentivi il bisogno?
L’idea che mi sono costruita è che quando si intraprende un percorso di impresa, a qualsiasi livello, è difficile essere “morbidi”. I cambiamenti davvero necessari richiedono scelte immediate, spesso drastiche, di quelle che a volte si tende a rimandare. E il mio bisogno era proprio questo, cambiare per crescere. Dunque, nonostante la difficoltà di alcune scelte, ho sempre avuto un atteggiamento positivo a riguardo.
Un esempio per tutti: si sa che si vuole essere riconosciuti occorre essere riconoscibili. La riconoscibilità è stato dunque uno degli aspetti che nel corso del progetto abbiamo sviluppato. Per essere riconoscibili, però, bisogna trasmettere solo ciò che rappresenta davvero l’identità del brand, e non altro. Questo passaggio rappresenta certamente una rinuncia inizialmente dolorosa in termini di libertà creativa, e non ti nascondo un certo scompenso iniziale. E’ tuttavia un’operazione di vitale importanza, se si vuole diventare impresa.

-Il percorso Botteghe Digitali è quasi al termine, quali esperienze ne trai e come pensi si evolverà il tuo percorso?
Credo che ogni artigiano coinvolto nel progetto, quindi io e le altre 3 realtà coinvolte, avesse delle esigenze differenti, legate anche alla fase in cui si trovava inizialmente. Per Lefrac, che era una realtà appena nata, è stato necessario porre le basi di molti aspetti importanti per un’impresa. L’esperienza è stata dunque profonda e diffusa a tutti i livelli. Ho imparato a pensare come impresa e non più come l’artigiana che realizza le sue idee, in particolare ho compreso che la realizzazione di un buon prodotto è solo il primo passo nella creazione di un brand. Fondamentale, certo, ma non sufficiente.
Il percorso futuro dovrebbe portare a sviluppare ciascuno degli aspetti “collaterali” che ho imparato a curare in questo periodo. Chiaramente ci saranno vari step per valutare se la direzione è quella giusta: il primo è il risultato della nuova collezione, che è il distillato di questa evoluzione.

Lefrac Studio4 HD

-Qual’è il tuo pensiero in merito al percorso di un artigiano contemporaneo? Quali sono i punti da sviluppare, quelli di forza e le difficoltà?
Su questo aspetto non saprei fornire una mia visione generale e d’altra parte non saprei aggiungere nulla alle valutazioni del Prof. Stefano Micelli, uno dei fautori del progetto Botteghe Digitali (ed autore dei libri “Futuro Artigiano” e “Fare è Innovare” ndr) riguardo il futuro artigiano e l’artigiano digitale. Sicuramente, essendo un’artigiana, ho vissuto in prima persona la necessità di evolvermi e, fortunatamente, ho potuto farlo fin dalla prima fase della mia attività.
Esprimerò quindi un parere che riguarda la mia esperienza: credo che il grande punto di forza di un artigiano italiano sia essere… un artigiano italiano. Sappiamo quanto il made in Italy sia considerato nel mondo, il piccolo artigiano deve essere in grado di farne tesoro e in più trasmettere l’unicità, la cura del suo lavoro e la capacità di personalizzare. Per fare questo, certo, deve crescere: essere in grado di trasmettere la sua tipicità, aprire un canale comunicativo con la sua clientela, esistente e potenziale. Non solo, deve anche essere in grado di affrontare il “salto” qualora il mercato chiedesse una maggiore quantità di prodotti. Anche questo è un passaggio non banale, perché occorre restare “bottega” e nel contempo aumentare la produzione.
La difficoltà? Credo che la difficoltà accompagni dall’inizio alla fine il percorso dell’artigiano (e non solo dell’artigiano, certo). Di sicuro, chi sceglie di essere artigiano non lo fa per semplificarsi la vita, ma per esprimere appieno il suo potenziale. Divenire impresa artigiana comporta moltissimi impegni, che non sono facili da assorbire per strutture piccole o piccolissime. Oltre ad attivare collaborazioni per distribuire questo carico e queste difficoltà, l’artigiano può fare una sola cosa: imparare a conviverci. Non tutti hanno la fortuna di poter realizzare le proprie idee e il proprio talento, la soddisfazione è grande ma il percorso complicato.
Credo che un progetto come Botteghe Digitali abbia proprio questa grande utilità: definire alcuni passaggi fondamentali, una sorta di via maestra per l’artigiano che in questo modo non si sentirà solo nell’affrontare le comuni difficoltà e, anzi, potrà osservare come certi sforzi portino a un’evoluzione positiva.

LefracStudio29HD

 

-Hai avuto più difficoltà a partire inizialmente o ora a voler “fare il salto”?
Bella domanda! E’ la prima volta che faccio mente locale su questo. Il “salto” è sicuramente impegnativo, come dicevo. Organizzativamente è la parte più faticosa, certo. Ma la vera difficoltà è la scelta iniziale, quando ti trovi a decidere se intraprendere o no questo percorso. Sappiamo bene che molte persone hanno capacità e talenti straordinari ma decidono di non “ascoltarli”, perché questo in fondo è più compatibile con l’equilibrio di vita raggiunto. Io, che ho incontrato quasi per caso questa vocazione, ho sentito tutta la responsabilità di una scelta del genere, che per una madre di 3 figli poteva essere schiacciante. In questo serve il supporto di tutto l’ambiente circostante, in particolare di quello familiare. Serve, soprattutto, una corretta visione di sé stessi e delle proprie reali aspirazioni, oltre a una buona dose di coraggio. Sì, è stata la parte più difficile dal punto di vista emotivo. Il resto è complesso ma lo si affronta, ponendosi obiettivi intermedi ambiziosi ma raggiungibili.

-Ti vedremo alla Maker Faire?
Sì certamente! Racconterò la mia esperienza nel progetto e cercherò di trasmettere anche la mia esperienza “digitale”. Non posso svelare di più ma il pubblico potrà interagire con LeFrac creando la propria borsa personalizzata…

PS notizia dell’ultima ora: sarò personalmente con Lidia per raccontare la sua Maker Faire, ci vediamo al Padiglione 8 -Fabrication- alla Fiera Di Roma!

SITO
ETSY SHOP
FACEBOOK
INSTAGRAM
BOTTEGHE DIGITALI la Web Series: LEFRAC

Comments

comments

,